Musica elettronica e arti visuali il 18 e 19 agosto in Puglia: il Cura Festival si racconta | UGO

Musica elettronica e arti visuali il 18 e 19 agosto in Puglia: il Cura Festival si racconta

Il Cura Festival, organizzato dai ragazzi di Equipe Fatale, si pone come nuovo punto di riferimento tra gli eventi di musica elettronica nel Sud Italia:  quale miglior occasione per inaugurare la nostra nuova rubrica “People” se non fare due chiacchiere con Gianni Gentile, uno dei membri fondatori di Equipe Fatale e del Cura Festival? Con lui abbiamo parlato dell’evento ma anche delle difficoltà che si affrontano a organizzare appuntamenti del genere al Sud.

Ciao Gianni, partiamo con le presentazioni: chi sei e cos’è Cura Festival?

Ciao, sono Gianni Gentile e sono tra i fondatori di Equipe Fatale, il collettivo che organizza Cura Festival. Siamo nati nel 2018 quasi per gioco organizzando feste private per noi e per i nostri amici in venue sempre diverse e fuori contesto in Valle d’Itria. Nel 2019, dopo una serie di eventi e una crescente richiesta, abbiamo deciso di dare una forma più strutturata agli eventi e da qui è nato Cura Festival: un festival di musica elettronica e arti visuali nella provincia Pugliese.

Con quale spirito portate avanti il festival? Qual è il vostro obiettivo?

Ho sempre detto che Cura Festival esiste grazie alla gente, agli amici e agli artisti che gli ruotano attorno. L’obiettivo quindi è quello di continuare a far crescere in modo naturale la nostra comunità, perché solo così può crescere anche il Festival.

Questa è la seconda edizione di Cura Festival, dopo lo stop dovuto al covid. Come è andata la prima, nel 2019, e cosa cambierà per questo nuovo appuntamento?

La prima edizione è andata molto bene, anche sopra le nostre aspettative. Penso sia una cosa naturale evolversi e cambiare negli anni. Per noi sono importanti le collaborazioni con altre realtà che condividono spirito, obiettivi e filosofia. Su questi principi quest’anno ne è nata una grande e importante con l’etichetta Clam, che seguirà la direzione artistica del secondo stage dal nome “Suoni Assurdi”. Una collab che parte quest’anno, pensata per realizzare insieme tanti altri progetti in futuro.

Come è strutturata la line up di quest’anno e come la avete pensata?

Quest’anno avremo due stage con circa 30 artisti che si esibiranno sui due palchi il 18 e 19 agosto. Tra live e dj set abbiamo una line up composta quasi del tutto da artisti e artiste under 30, nata dalla sinergia tra Equipe Fatale e Clam, con una proposta musicale ampia di cui andiamo molto fieri.

Il Sud Italia purtroppo è spesso lasciato privo di grandi eventi musicali: ci sono delle difficoltà nell’organizzare un festival di questa portata in Puglia?

Sono anni che ripeto ai miei amici questo tipo di  discorsi, ma penso che il sud si svilupperà sempre più negli anni. La Puglia è sicuramente una regione che sta vivendo un periodo florido e sta accogliendo investimenti da tutto il mondo. Il nostro dovere morale è quello di non diventare territorio di conquista, ma anticipare i tempi rimanendo “padroni” dei nostri territori, creando una ricchezza che non sia solo legata a certi periodi dell’anno. Questa premessa l’ho fatta perché abbiamo un divario incredibile tra l’inverno e l’estate: nel periodo estivo la Valle d’Itria è piena zeppa di eventi di risonanza internazionale, mentre nel periodo invernale tutto si appiattisce. Gli aeroporti di Bari e Brindisi sono oggi tra i più efficienti in Italia, con centinaia di voli low cost tutto l’anno, da tutta l’Europa, e dobbiamo avere il coraggio di destagionalizzare puntando non solo sulla partecipazione dei local, ma anche su di un turismo legato agli eventi culturali tutto l’anno. Per fare questo bisogna creare una proposta innovativa e fresca che catturi l’attenzione dei giovani europei. I problemi principali, invece, sono legati alla burocrazia e al trovare nuove venue disponibili. Purtroppo qui la maggior parte delle strutture sono diventate ricettive, lasciando poco spazio a chi fa cultura e non ha grandi budget da investire. Spero che le istituzioni in futuro mettano sempre più spazi a disposizione di chi fa eventi e cultura in questa regione.

Oltre alla questione del sud, ci si è messo anche il Covid nei due anni passati a tagliare le gambe al settore, come avete affrontato la pandemia?

Il covid per noi è stato un brutto colpo: siamo entrati in lockdown due giorni dopo che avevamo completato il nostro sound system e nel 2020 abbiamo dovuto annullare la seconda edizione a quattro giorni dall’evento a causa di un decreto ministeriale. La prima edizione era andata molto bene e avremmo voluto continuare con quell’entusiasmo, ma abbiamo dovuto aspettare due anni prima di ricominciare.

Dopo questa edizione avete già dei piani per il futuro? Avete qualche sogno da realizzare?

Gli obiettivi principali sono due. Destagionalizzare e portare Cura Festival anche fuori dalla Puglia, ma ora pensiamo a questa edizione che per noi è una sorta di anno zero.

Quest’anno avete iniziato una collaborazione con UGO: com’è nata e come vi state trovando?

La nostra collaborazione nasce grazie al network di contatti della scena elettronica che abbiamo costruito negli ultimi anni. Il team di UGO con cui ho parlato è stato super disponibile e subito interessato ad avviare questa collaborazione. Ci stiamo trovando bene e siamo felici di collaborare con un’azienda in crescita come UGO.

Insomma sembra proprio che sia un appuntamento imperdibile sia per i locals sia per tutti gli appassionati di clubbing, non vi resta che assicurarvi il vostro biglietto su UGO.

#festival #Puglia

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