Bologna, si sa, è sempre stata un faro per la comunità LGBTQIA+. Ed è proprio qui che, nell’anno del quarantennale del Cassero, nasce dalle menti di due realtà simbolo come La Roboterie e V.A.K.K.A. lo Spiral Festival. Abbiamo fatto qualche domanda al direttore artistico Mauro “Wawashi”, che ci ha detto di più su questo evento
Ciao Mauro, cominciamo con un po’ di presentazioni: raccontaci chi sei e cosa è Spiral Festival.
Ciao a tutte e a tutti. Ho iniziato il mio percorso al Cassero ancora nella sede di Porta Saragozza, come dj, per poi diventare promoter di una serata mensile, vicedirettore artistico e oggi direttore artistico a tempo pieno. Oltre a questo ho un progetto di musica house con un amico, ci chiamiamo Hard Ton e ci esibiremo nella serata di venerdì insieme agli altri guest.
Siete alla prima edizione del festival: qual è la vision del vostro progetto? Cosa può portare in più questo evento?
L’idea era di riportare al centro dell’entertainment LGBTQIA+ aspetti quali la sperimentazione, la provocazione, la queerness intesa come modalità punk e non accomodante di autorappresentazione. Il nostro intento è di rendere il festival un appuntamento annuale, ampliare le proposte, esplorando generi disparati. Stiamo pensando anche a delle Spiral Night speciali durante l’anno, sempre al Cassero.
Parliamo un po’ del festival in sé: com’è strutturata la line up de* dj?
Cosa potrà trovare il pubblico oltre all’offerta musicale? Abbiamo voluto rappresentare il maggior numero di generi possibile, musicali e non solo. Dalla techno a 145 bpm del dj non binary Lewis Burton, anima del party Inferno di Londra, al workshop sulla voguing culture organizzato da Ken Jii, per passare ai visual curati dai due winner della nostra call alla ricerca di nuovi talenti. E poi ancora il pop sperimentale dell’artista afroamericana trans, Lotic, che vanta collaborazioni prestigiose come quella con Bjork, o il sexy cabaret elettronico della olandese Sophie Du Palais. Spiral vuole essere un invito a sperimentare, un’occasione per eccitare orecchie, occhi e cuori curiosi.
Il Cassero di Bologna compie 40 anni, qual è il rapporto che avete con questa struttura?
Spiral nasce proprio dall’esigenza di festeggiare questo importante anniversario con una nuova sfida, un nuovo progetto, che guardi alle nuove generazioni, ai nuovi generi, alle nuove sensibilità artistiche.
Il vostro festival ha una forte impronta queer, sia per come è strutturato dalle fondamenta sia per la location, che importanza può avere un evento culturale del genere per la città di Bologna?
Numerose città internazionali organizzano festival che mettono insieme la cultura queer e le nuove tendenze in campo musicale elettronico. Abbiamo avvertito la mancanza di una proposta simile a Bologna, dove paradossalmente l’attenzione a certe tematiche è molto sentita.
Il festival vede la partecipazione della nostra piattaforma UGO, come è nata la collaborazione e come vi state trovando?
UGO è un partner del Cassero da lungo tempo, merito anche di rapporti personali di grande stima reciproca, oltre che alla riconosciuta professionalità.